Un uomo di talento ordinario sarà sempre ordinario, sia che viaggi o meno; ma un uomo di talento superiore andrà in pezzi se rimane per sempre nello stesso posto. (Wolfgang Amadeus Mozart)

 
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Torremaggiore
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Un po' di storia

 

 

 

La sua fondazione risale intorno all’anno 1000 su di un colle chiamato Terra Maggiore, attorno all’antica e ricca abbazia benedettina dedicata a S. Pietro e salvaguardata da una torre fortificata. All’Abate, vero feudatario, sono indirizzati i documenti di cui ci è pervenuta memoria, tra cui l’importante bolla di papa Onorio III del 1216, che conferma ed enumera tutti i vasti possedimenti ed i privilegi concessi al detto Monastero, già riconosciuti con praeceptum dai catapani bizantini, dai duchi e re normanni.
Il nome derivò probabilmente da quella torre oppure dal fatto che era a quell’epoca il più importante dei centri fortificati in quella zona, come Fiorentino, Dragonara, Civitate, Montecorvino e Tertiveri, tutti dotati di torri.
Federico II di Svevia dimorò nei suoi castelli di Apricena, Lucera, Castelpagano, finché la morte non lo colse a Fiorentino nel 1250. Le aspre lotte scatenatesi tra il Papato e Manfredi di Svevia portarono alla distruzione di Fiorentino e Dragonara il 26 ottobre 1255, ad opera delle soldataglie di papa Alessandro IV, al soldo del card. Ottaviano degli Ubaldini. I superstiti delle due città, stabilendosi all’ombra dell’Abbazia di S. Pietro, nei pressi del Castrum normanno-svevo, ora inglobato nel Castello Ducale, diedero vita all’odierno borgo antico di Torremaggiore.
Nel 1295 il feudo passò ai Templari; dopo la loro soppressione, avvenuta nel 1312, venne assegnato in dote da re Roberto d’Angiò a sua moglie Sancia, da cui prende il nome la contrada Reinella. Successivamente, passò a diverse case signorili, tra cui i Gianvilla, conti di Sant’Angelo. Nel 1382 venne investito del feudo Niccolò de Sangro. Questo casato, discendente dai Duchi di Borgogna, esercitò la sua signoria, coi titoli di principi di Sansevero e duchi di Torremaggiore, salvo qualche interruzione, sino al 1806, anno di soppressione dei diritti feudali.
Nel 1627 Torremaggiore fu rasa al suolo dal catastrofico terremoto che sconvolse l’Alto Tavoliere, mentre nel 1656 fu funestata dalla peste bubbonica. Nel 1799 ebbero luogo gli scontri tra sanfedisti fedeli al re e antiborbonici di fede repubblicana, guidati dai fratelli Fiani, uno dei quali, Nicola, fu trucidato a Napoli dai sicari dei Borboni. Nel 1834 viene istituita in onore di S. Sabino, patrono della città, la fiera dell'agricoltura e del bestiame.
Dal 1861 al 1863 imperversò il brigantaggio sotto la guida di Michele Caruso, originario del luogo. Dopo l’esodo migratorio degli anni ’50 e ’60, Torremaggiore si caratterizza per lo sviluppo agricolo. Torremaggiore è anche la città dell’olio extra vergine d’oliva, del grano e del vino che commercializza a livello nazionale e all’estero.
A partire dagli anni ’80 cerca di valorizzare il sito di Fiorentino, grazie a vari interventi di scavi ultradecennali, che hanno riportato alla luce i resti della Domus imperiale e della distrutta città medievale. Nel 2007 è stato istituito il Parco archeologico di Fiorentino.

 

Da visitare

 

 

 

 

 

 

Borgo antico

L’itinerario del centro storico prende avvio dal Castello Ducale e dal nucleo più antico, denominato “Codacchio”, che si sviluppa nei pressi dell'antico maniero e della Chiesa matrice di San Nicola. Questo nucleo demico, abitato dai superstiti di Fiorentino dopo la distruzione della loro città (sec. XIII), iniziò ad assumere i connotati civici dopo la decadenza della Badia di S.Pietro (1295). 
Le abitazioni incluse nella mura di difesa, localmente dette meniali dal latino moenia, sono raccolte in cinque vicoli ed una piazzetta sul contrafforte rialzato della collina e danno ancora oggi l’idea di un insieme omogeneo e compatto di difesa. Diversi elementi architettonici documento la colonizzazione degli esuli di Fiorentino: le piccole aperture-lucernario a forma di losanga, che sormontano i portoni delle case; i fregi che decorano gli architravi d’ingresso; le piccole sculture zoomorfe in pietra poste lungo le pareti esterne. Al termine dei vicoli s’incontra la Chiesa Matrice con il suo campanile romanico, che sembra proteggere e vigilare sul nucleo più antico del borgo, erede della scomparsa città medievale. 

Il Castello Ducale

Sorse inizialmente come fortificazione normanna, caratterizzato quindi da una grande torre quadrangolare, viene potenziato per la difesa nel XIV sec. dai Gianvilla, conti di Sant’Angelo. Fra il XV e il XVI sec. viene ristrutturato dai principi di Sangro, i nuovi proprietari, con l’aggiunta della Sala del Trono, delle merlature e dell’orologio solare. Verso la fine del XV sec. viene riconvertito a palazzo residenziale da Paolo III di Sangro, secondo Principe di S. Severo.
Dichiarato Monumento Nazionale dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti nel 1902.

Castel Fiorentino

A 9 chilometri a sud della città, sul versante ovest di una collina detta dello Sterparone (sperone interfluviale delimitato dal Canale della Bufala e dal Canaletto), si ergeva il centro abitato di Fiorentino. La città di Fiorentino, antica sede vescovile già verso la fine del VI sec., venne edificata tra il 1018 ed il 1023 dal catapano bizantino Boiannes, sulla strada che congiungeva Teanum Apulum a Lucera. 
E’ diventata famosa perché qui vi costruì una tenuta di caccia Federico II e sempre qui l’imperatore morì nel 1250.
Distrutta la città nell'ottobre del 1255 durante le aspre lotte tra il papato e la Casa di Svevia, gli abitanti superstiti si rifugiarono in maggioranza a Torremaggiore, seppur in forma graduale e non immediata. La vita a Fiorentino non si riprese mai più, tanto che la città non compare affatto nella tassazione focatica dei primi anni del 1300 imposta dagli Angioini.
Gli scavi archeologici in corso del sito abbandonato hanno riportato alla luce la "domus" federiciana con i segni evidenti delle distruzioni e dei rifacimenti di età angioina. La cattedrale, intitolata a S. Michele Arcangelo, oggetto di una recente indagine da parte della Soprintendenza ai Beni A.A.A.S. della Puglia, dominava nel settore sud-occidentale della città, con la facciata rivolta alla magna platea.
E' plausibile che da esse provengano in buona parte le sculture medievali riutilizzate come arredo artistico-urbano della chiesa matrice di San Nicola e abitazioni del nucleo più antico di Torremaggiore, conosciuto come "Codachio".

Chiesa Matrice di San Nicola

Costruita dai profughi di Fiorentino nel XIII sec., è la chiesa più antica ed importante del luogo. Le fu annessa la cura delle anime fin dalla sua origine. Distrutta dal sisma del 1627 e poi ricostruita, ha subìto vari rifacimenti, tra cui il cambiamento della pianta del tempio con l’ingresso rivolto a sud, anziché ad ovest.
L’interno, a 3 navate, è ricco di cappelle laterali ed opere artistiche: tele, affreschi, lapidi funerarie, il coro e il dossello seicentesco in legno intagliato, con al centro la statua del Santo titolare. La cappella storicamente più importante è quella del Rosario, sia perché in essa officiava la confraternita omonima, sia perché era collegata al Castello Ducale mediante un passaggio sotterraneo e consentiva ai feudatari di assistere alle sacre funzioni. Conserva tuttora una grande tela della Madonna del Rosario, risalente al sec. XVI.
Il campanile, di stile romanico-pugliese, ingloba diversi reperti lapidei provenienti dalla medievale Fiorentino e dalla romana Teanum Apulum, reperti riscontrabili anche sugli altri muri del tempio.
La sagrestia, sede delle riunioni capitolari del clero e dei decurioni municipali, conserva un elaborato lavabo.

 


 
 
 
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